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Quel made in Italy che non ti aspetti. Ma che riporta il Paese sul podio

Italia prima nell’economia circolare. Leader nelle energie rinnovabili. Italiani primi per crescita di robot installati. Ancora primi, in Europa, per saldo commerciale sul legno per arredo. E per quote di mercato sulla moda. Filiera agroalimentare leader in qualità, sicurezza e sostenibilità, e con prodotti che scalano il mercato mondiale. Campioni del biologico. Primi per spesa turistica enogastronomica. Sono i dieci primati di un Made in Italy che non ti aspetti. Ma che, stando all’ultimo Rapporto Coldiretti/Symbola (quello presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura, svolto a valle del Green New Deal della manovra economica governativa dagli interventi salva-clima), riportano luce al nostro Paese, restituendo un posto di rilievo sul podio europeo e mondiale.

“L’Italia può affrontare le sfide che ha davanti, a cominciare dalla crisi climatica” annuncia a Italplanet.it il Presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci, “se è conscia dei propri punti di forza, e se incrocia territori e comunità con qualità, innovazione, bellezza.” Tutto questo, in un quadro in cui rispetto per l’ambiente, innovazione tecnologica e controllo della filiera sono valori tutt’altro che inconciliabili; piuttosto, si tratta di asset complementari, in grado di affermare un modello di produzione tanto sostenibile quanto capace di generare valore economico. Prendiamo atto di vivere in (o di appartenere ad) un Paese che, con i suoi 822.301 impianti fotovoltaici, nel 2018 ha sviluppato una potenza totale di 20.108 MW. Si chiama primato europeo di consumi energetici da rinnovabili: 18,3% del totale. La Spagna arriva a 17,5%. L’eterno parametro tedesco, appena a 15,5%.

Con 2.000 impianti in attività (il 75% dei quali alimentato da residui agricoli), siamo il quarto produttore mondiale di biogas. Significa vantare risultati maiuscoli nelle energie rinnovabili e, più in senso lato, nell’economia circolare. La nostra è l’Italia con un comparto agricolo che in totale produce appena il 7,2% delle emissioni nazionali. Dal 2012 il tasso è calato dell’1%. Poco, direte voi. La Spagna ha registrato +10,55%. Ma la Spagna non è un parametro efficace, direte voi. Bene: la Francia ha aumentato dello 0,85%, ed è il Paese messo meglio. Germania e Regno Unito arrivano, rispettivamente, a +2,11% e +2,29%. La nostra è un’agricoltura sostenibile. In più, immettiamo sul mercato 5.155 prodotti agroalimentari tradizionali: una leadership di qualità. Facciamo altri due calcoli di confronto: tra Dop, Igp e Stg, produciamo il 20% più della Francia, ed il 147% in più della Spagna.

Nel 2018, abbiamo coltivato a biologico 1,95milioni di ettari (il 15,5% della superficie agricola nazionale). Nella Top5 europea dell’agricoltura, siamo quelli che hanno il tasso più basso in assoluto di residui chimici nei cibi. Mezzo punto percentuale sotto la media UE, e quasi 5 punti sotto la media dei prodotti extracomunitari. Ma l’agricoltura da sola non fa la differenza, direte voi. Vero, infatti ora parliamo anche di altro. Turismo: sorvolando i triti stereotipi del trittico arte-cultura-paesaggio, basti qui dire che i turisti che si affollano nel nostro Paese spendono quasi 22euro su 100 a tavola. Primato per spesa enogastronomica, si dice in termini tecnici. 13,4milioni di presenze registrate dai soli agriturismi nel 2018. Un 63% in più che ha fatto entrare nelle casse del Paese 1,36 miliardi di euro. Andiamo sul sofisticato: l’Italia conta 200 robot ogni 10mila addetti. La media europea arriva appena a 114.

Quando vi raccontano che siamo un Paese da buttar via, che tutto è perduto, che l’avvenire non ci riserverà che guai, per favore, ricordate che viviamo in (o apparteniamo, o possiamo appartenere ad) un Paese che non solo merita il migliore dei futuri, ma che a volte il futuro se lo conquista, e a suon di talento. E’ solo che in troppi, nel frattempo, stanno guardando altrove.