Il giro d'Italia per fermare la fuga degli 80mila talenti!

Talents in motion porterà da Nord a Sud un Think tank per capire come rendere più attrattivo il Paese: dalla qualità della vita, alle competenze ai benefici fiscali

Come migliorare il mismatch tra domanda delle aziende e offerta universitaria sembra un rompicapo irrisolvibile. C'è un dibattito ormai storico sul tema, alimentato anche da numeri sempre molto elevati di aziende che cercano figure che non trovano, allo stesso modo in cui migliaia di talenti non riescono a trovare un ruolo adeguato al proprio profilo. E, magari,se ne vanno all'estero. Per provare a  fare un passo in avanti, Talents in Motion ha creato un Think tank intitolato "Competenza vs conoscenza" che il 25 febbraio farà tappa all'Iit di Genova. 

È il secondo incontro, dopo quello che si è svolto in UniCredit, a Milano, in cui la presidente di Talents in motion, Patrizia Fontana, e Pietro Campagna, cohead global transaction banking ltaly UniCredit spa, hanno incontrato 250 studenti universitari provenienti per lo più dal Politecnico di Milano, Cattolica e Bicocca, per discutere di come stia cambiando il mondo del lavoro e quali competenze richieda oggi. Gli incontri andranno avanti con cadenza mensile e si svolgeranno in tutta Italia. Saranno chiusi da un grande Forum a cui Fontana conta «di arrivare con i rappresentanti delle istituzionie e gli enti di ricerca interessati e forte di 250 aziende sostenitrici che si saranno unite al progetto,in buona parte anche Pmi. C'è un gap forte che separa il nostro Paese dai partner comunitari in termini di competenze digitali e know-how tecnologid, oggi patrimonio indispensabile tanto per le grandi imprese quanto per le PMI.

«Vogliamo implementare l'offerta formativa grazie al coinvolgimento delle Università italiane, accelerare lo scambio di conoscenze e favorire cosi l'attrattività del nostro Paese per i talenti italiani e stranieri».
Per ora, Talents in Motìon, progetto apolitico, senza scopi di lucro, ma con il chiaro obiettivo di farsì che le eccellenze che l'Italia ha siano valorizzate, è sostenuto da una quarantina di grandi aziende di settori diversi, da UniCredit a Intesa Sanpaolo, Leonardo, Ducati, Lamboighini, Coesia, Coca Cola, Bosch, Ey, Pwc, Enel solo per citarne alcune.

L'talia è il paese in cui si potrebbero raccontare migliaia di storie di giovani e meno giovani con curriculum molto brillanti che scelgono di andare a lavorarea all'estero. Per fare un'esperienza ed arricchire il proprio bagaglio professionale, per crescere i figli in contesti internazionali e dare loro un'opportunità in più, per raggiungere obiettivi che nel nostro paese hanno troppi ostacoli o, magari neanche troppo banalmente, per guadagnare dì più. Per farli rientrare, la normativa strizza l'occhio con le agevolazioni fiscali, le regioni aprono bandi, stanziando importanti risorse. Al di là degli strumenti, però, l'attrattività del nostro paese non è altissima, nemmeno per i talenti di altri paesi.

Quindi? Chi può se ne va, alimentando la fuga dei cervelli che, stima Fontana, « ha un costo in Italia di circa 14 miliardi di euro all'anno, equivalente a un punto percentuale di PIL. Sono circa ottanta mila  italiani che ogni anno intraprendono percoisi fuori dall'ltalia, contribuendo anche  al divario che esiste oggi con gli altri partner internazionali sulle competenze digitali. Il nostro paese è 25esimo tra i 28 stati Ue nella classifica su competitività digitale  ecompetenze digitali dove svettano i paesi nordici».

Nelle grandi imprese, ma sempre più anche nelle Pmi la corporate social responsibility è diventata, anno dopo anno, una priorità e «Talents in motion si pone come obiettivo quello di accrescere l'attrattività dell'Italia per i talenti italiani, ma anche stranieri, favorirne la circolazione e valorizzarne le opportunità di lavoro. I numeri del braindrain sono imponenti: degli 80mila italiani che se ne vanno all'estero, 25mila sono laureati, con un'età compresa tra 25 e 39 anni, principalmente in materie STEM.

Tre su quattro si stabiliscono in altri paesi europi tra cui Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna, mentre gli altri vanno oltre ocenao, tra Australia, Brasile e Stati Uniti. Tra le motivazioni che li muovono ci sono gli stipendi troppo
bassi del nostro paese ,l'overeducation rispetto al ruolo svolto e lascarsa differenza retributiva rispetto ai diplomati», dice Fontana. Fa impressione l'uscita di risorse che potrebbero dare un contributo al sistema paese e che,tra l'altro, ha anche un impatto in termini economici, per il mancato gettito della fuga dei cervelIi all'estero e, al contrario, per i benefici in termini di PIL del loro rientro.

Talents in motion, basandosi su dati del Ministero dell'Economia e delle finanze e Agenzia dell'entrate, ha stimato che per 5 mila talenti rientrati in Italia dal 2010 al 2016 c'è stato un impatto positivo sul Pil pari a 500 milioni di euro. Per far sì che nella circolazione dei talenti non manchi anche la tappa ltalia, Talents in motion ha ideato il think tank, ma anche uno strumento pratico, il Digital hub, una piattaforma dove le aziende che hanno aderito all'associazione «possono mettere il loro company profile e gli aspettì che le rendono attrattive per i talenti. Con la descrizione dei profili e le opportunità professionali che offrono»,dice Fontana.

I talenti italiani e internazionali possono poi candidarsi per le opportunità che vengono offerte sul sito e sulla pagina LinkedIn.  Per aiutarli a capire il contesto italiano vengono fornite pillole su aspetti fiscali, legali e amministrativi per comprendere vantaggi, agevolazioni e modalità di realizzazione di un arrivo o trasferimento in ltalia.

Tratto da "Il Sole 24 ore", 15 gen 2020