Talenti made in Italy, il 71% valuta il rientro

L’indagine di Talents in motion. Fontana: lo Stato spende 14 miliardi per formare giovani che poi vanno all’estero

Puntare sulla ripartenza del sistema Italia potrebbe essere un’occasione unica per rendere il nostro Paese nuovamente attrattivo anche per quella «generazione Erasmus» in fuga all’estero alla ricerca di lavoro e successo. A esserne convinta è Patrizia Fontana, presidente e fondatrice di Talents in Motion, un’associazione senza scopo di lucro che si presenta come il primo progetto di Social Responsibility d’impresa che punta ad accrescere l’attrattività dell’Italia per i talenti italiani e stranieri. «Considerando che lo Stato spende circa 14 miliardi di euro che rappresentano l’1% del Pil per formare giovani studenti che poi scelgono di andare a lavorare all’estero perché non hanno opportunità nel nostro Paese, bisogna che politica, imprese, università collaborino per creare le condizioni affinché questa migrazione di ritorno avvenga» ha affermato patrizia Fontana. Inizialmente concentrato su Milano, il progetto Talent in Motion durante il lockdown si è mosso per far sì che non fosse solo un progetto per il Nord entrando in collaborazione con la Fondazione Con il Sud, ente non profit che promuove l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno. «Grazie all’importante e strategica collaborazione con Fondazione per il Sud potrà finalmente avviarsi un percorso strutturato e programmatico che coinvolgerà le istituzioni, le associazioni di categoria locali, i rappresentanti del mondo del lavoro e del territorio contribuendo al rilancio del Sud e del Paese intero — ha detto Fontana—. Abbiamo voluto analizzare i talenti all’estero — ha aggiunto la presidente —. Alla ricerca , condotta dal Centro Studi PWC su iniziativa congiunta di Talents in Motion, PWC e Fondazione Con il Sud, hanno risposto più di 1.100 persone confermando quanto il tema della «fuga di cervelli» sia molto sentito tra i giovani talenti italiani. Tra i dati emersi il 71% degli intervisti sta valutando di rientrare in Italia, dato stabile rispetto al 74% dello scorso anno e la risposta del governo italiano è percepita tra le migliori dopo quella tedesca. Il Covid ha portato una crisi che ha coinvolto tutti i Paesi e anche tra i talenti residenti all’estero uno su cinque ha dichiarato di aver perso o sospeso il lavoro.

Per il 75% del campione la crisi post Covid -19 coinvolgerà anche tutto il prossimo anno e per un soggetto su cinque il virus aumenta la propensione dei giovani espatriati a tornare in Italia, aprendo così opportunità a livello di Sistema Paese.

Tra i fattori che più incidono nel desiderio di rientrare in Italia? «Le tradizionali opportunità economiche o possibilità di fare carriera vengono superate dal ricongiungimento con i propri familiari (82%) e il 16% pensa anche che il rientro in Italia possa generare maggiori possibilità di carriera e crescita professionale. Oltre al fattore emotivo un altro aspetto fondamentale della ricerca è che la pandemia ha generato perdite di lavoro in tutto il mondo. «Il fattore emotivo, la crisi globale e l’operato del governo hanno creato una situazione unica, un moneto magico — ha aggiunto la presidente —. Ci sono tutti gli elementi per far sì che l’Italia, con le sue aziende, possa riprendersi quel 25% di studenti eccellenti che vanno a lavorare all’estero. Stiamo giocando un momento importante. Credo che investire bene i fondi che ci arriveranno sarà fondamentale».

Tratto dal Corriere della Sera, 3 settembre 2020