La nuova stella dei nostri talenti

L’italiana UpSurgeOn vince il contest europeo Horizon 2020

Le stime specifiche in proposito sono dure da digerire. Nel mondo, nel nostro mondo ultra-tecnologico, quello del 5G e dell’intelligenza artificiale, mancano 23mila neurochirurghi. Su miliardi di popolazione il dato potrebbe sembrare anche modesto. Ma dietro ci sono 5milioni di procedure che non vengono eseguite per mancanza di specialisti, ed un rapporto di 1 su 62.500 negli USA che, proiettato sul continente africano, arriva a 1 su 12 milioni. Il problema che si trova alla radice, neanche a dirlo, si chiama formazione. Impossibile nei Paesi in via di sviluppo, difficile persino da noi, in Occidente. Perché la preparazione di un neurochirurgo dura tanto, 15 anni circa, e copre praticamente soltanto la teoria. Per la pratica, spesso i corsi vengono auto-sovvenzionati. Aggiungiamoci, da ultimo, la complessità del mestiere, che fa sì che ogni anno nel mondo più di 3 chirurghi su 100 si imbarchino in cause legali.

Ma questo non è un articolo sul disappunto. Perché qui raccontiamo una storia di speranza, che parte dal nostro Paese, da Catania e dal 2011, per la precisione. Federico Nicolosi ha 26 anni, ed una borsa di specializzazione in neurochirurgia in tasca che lo porta al Nord, in Lombardia. A Brescia incontra Giannantonio Spena, prima suo mentore, poi amico. Un talento da sommare al suo, e due soci che si portano una stampante 3D in reparto, ed iniziano ad utilizzare modelli tridimensionali per i casi chirurgici su cui lavorano insieme. Si chiama fotogrammetria applicata alla neurochirurgia. In pratica costruiscono modellini in tre dimensioni degli scenari chirurgici che affrontano in sala. Un modo per agevolare la pratica di chi voglia toccare con mano l’anatomia. E’ una rivoluzione, e neanche tanto piccola, visto che può cambiare la sorte, e la vita, non solo a loro, ma soprattutto ad un’infinità di pazienti sparsi in angoli del mondo in cui soffrire di una patologia neurologica equivale ad essere spacciati.

Nel frattempo sono passati alcuni anni, siamo al 2015 ed ai due talenti amici si sono uniti nell’ordine: i fratelli di Federico (Marco e Salvo, che supportano anche lo sforzo economico di trasformare un’intuizione in una start-up che viaggia verso lo status di azienda vera e propria); due programmatori in grado di modellare in 3D; un gruppo di studenti e specializzandi in neurochirurgia. Le prime app realizzate dal team scalano i canali di vendita online. Nei primi 2 anni mezzo milione di download. Alcuni si fermerebbero lì, al successo di aver creato innovazione utile dal nulla. Ma i nostri hanno una visione più ampia. E per una visione più ampia serve un supporto più importante. Allora incontrano un business advisor con parecchia esperienza alle spalle. Che propone loro l’obiettivo più ambizioso, quello più arduo, quello per cui giocarsi il tutto per tutto. Horizon 2020. Il più importante programma di finanziamento tecnologico d’Europa. Qualcosa di inarrivabile e, proprio per questo, qualcosa cui mirare.

Il programma di lavoro richiede due anni per la selezione. Provano a passare la prima fase, e ci riescono anche. Peccato che per i finanziamenti bisogna salire altri due scalini. Al secondo step prendono la prima delusione, bocciati di classe col riconoscimento di un risultato eccellente. Battaglia persa, guerra tutta da vedersi. Così, nell’aprile 2019 affrontano il quarto tentativo. Frattanto, per gradire, hanno partorito e registrato con brevetto un simulatore neurochirurgico ibrido che mixa la realtà fisica con quella aumentata. Arriva l’estate, e con essa la mail ufficiale datata 10 luglio che li convoca a Bruxelles per il colloquio di tutti i colloqui. I nostri sono tra le 200 aziende superstiti delle 2mila che hanno iniziato il percorso. Italiani in viaggio verso un’Europa che nutre dubbi (e pregiudizi) più che seri sul nostro Paese. In 30 minuti vengono esaminati, loro ed il loro simulatore.

Il 10 agosto ricevono il verdetto. Horizon 2020 è cosa loro. Sul cielo a tratti buio della neurochirurgia brilla una nuova stella, che si chiama UpSurgeOn e risplende di talento italiano. Buon segno per tutti i nostri potenziali. Teniamolo a mente.