Leader anche a distanza e flessibili. I talenti più cercati dopo il Covid

Profili e competenze. Una ricerca di Talents in Motion descrive soft skills e nuove posizioni che le aziende dovranno inserire per non farsi trovare impreparate davanti alla prossima crisi!

Fessibilità e lucidità mentale. Rapidità.Adattabilità al cambiamento. Resistenza allo stress. Capacità di gestione del tempo. E ancora. Manager allenati a «correre una corsa a scatti, non più una maratona» e in grado di esercitare la leadership anche in modo virtuale, via remoto. A delineare le caratteristiche che faranno la differenza, nelle organizzazioni post­ Covid, tra una risorsa umana abile a prendere il passo di un mondo che cambia e una destinata a rimanere indietro è una ricerca condotta da Talents in Motìon, progetto di responsabilità sociale nato nel 2019 per aumentare l'attrattività dell'Italia nei confronti dei migliori talenti, sia "cervelli in fuga" che stranieri.

Il network, che mette in connessione tra loro istituzioni, università e grandi aziende - tra gli altri Intesa SanPaolo, Automonbili Lamborghini, Enel, PwC, Leonardo, Heineken, Nexi, AzA, Snam,Vitec e Istituto Italiano di Tecnologia ­ha intervistato i rappresentanti dei propri associati, con lo scopo di far emergere le scelte fatte dai manager durante la pandemia per creare valore aggiunto, sia nell'immediato che nel lungo perìodo. Il Sole 24 Ore ha potuto visionare in anteprima le risposte al sondaggio.

Secondo chi guida le società partner o associate di Talents in Motion le aree aziendali più interessate dal cambiamento saranno supply chain, R&D, vendite e marketing. «La sfida per il futuro ­ha spiegato Mario Perego, hr director Heineken sarà quella di trovare un bilanciamento tra il lavoro d'ufficio e il lavoro da casa. Il lavoro aumenta la produttività mente il lavoro da ufficio aumenta la decisionalità. Inoltre - continua Perego - dove la cultura aziendale è improntata sull'interazione fisica si dovrà lavorare per permettere ai dipendenti di  creareuno spirito di team e un engagement forte anche se lavorano distanti».

Il riferimento ha una rinnovata e più forte cultura aziendale torna anche nella visione di Marco Monga, hr director del'Istituto italiano di tecnologia: «Sempre più per lavorare e ottenere successo nel mondo iper competitivo della ricerca sara necessario sviluppare capacità di leadership adeguate al nuovo contesto, dove i rapporti di collaborazione devono basarsi su un concetto di fiducia piuttosto che sul controllo».

AIberto Alfieri, amministratore delegato Balconi, ha stilato un elenco di quelle che saranno le soft­skill più ricercate. «Quelle ­spiega ­che permetteranno al lavoratore di aumentare la propria partecipazione e il proprio committnent utile a raggiungere, insieme, le sfide che il cambiamento del mondo del lavoro impone; capadtà di leadership, gestione dello stress, capacità di eseguire il proprio lavoro per obiettivi, in modo più veloce e notevole rispetto al passato». Concetti che ritornano con qualche sfumatura, in quasi tutte le interviste. Non manca, tra gli intervistati chi sottolinea l'importanza di accelerare sulla trasformazione digitale. 

Tra questi Stefano Bottaro, hr director AVIO. « Riprenderemo il percorso di digital transformation che, per il 2020, sarà essenzialmente centrato sui temi dell'Industria 4.0. Perché questo processo sia sostenibile - continua- l'azienda dovrà dotarsi di nuove professionalità: data Analyst, data scientists cyber security manager che siano in grado di estrarre valore dalla enorme mole di dati che deriveranno dal processo di digitalizzazione».

Non sarà facile introdurre nelle organizzazzioni questi profili- spiega Patrizia Fontana, Senior partner Transearch International e presidente e founder di Talents in Motion- non si tratta sempre di nativi digiatli, perchè per molti di essi serve esperienza in ambito specifici: sarà un mix  tra competenze digitali ed esperienzia verticale. Certo, per chi esce dall' università o ha finito un master in discipline legate a questi ambiti oggi ci sono forti opportunità». 

Una sfida complessa per le aziende, che dovranno fare un notevole lavoro di integrazione, ma positiva per i giovani.
E per l'Italia un'occasione da non sprecare. «Le statistiche - ricorda Fontana- ci dicono che ogni anno sono 80 mila gli studenti che lasciano l'Italia e che vanno a creare valore in altri Paesi. Di questi, il 75% sono laureati in materie Stem». Quelli che le nostre aziende faticano a trovare.

Tratto da "Il Sole 24 ore, 1 luglio 2020"

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