Ogni talento è un Alfiere

Un’alleanza generazionale contro la migrazione forzata nelle parole di Sergio Mattarella agli Alfieri del Lavoro

I 25 studenti migliori d’Italia. Appena diplomati col massimo dei voti ed una media che oscilla da un minimo di 9,7 al 10 pieno. Alfieri del Lavoro, con tanto di medaglia ed attestato consegnato al Quirinale dal Presidente della Repubblica in persona, Sergio Mattarella, attraverso una cerimonia ufficiale. Uno spaccato dell’eccellenza italiana e del talento delle giovani generazioni. Eleganti, sorridenti, composti. Ma quanti di loro resteranno nel nostro Paese? E quanti invece sceglieranno di mettere a frutto le capacità e competenze consolidate fuori dall’Italia? Quanti ne vedremo partire perché nel nostro Paese, semplicemente, sentono che lo spazio non è abbastanza, la crescita non assicurata, il lavoro scarsamente garantito?

Sono interrogativi ben presenti nel discorso che il Presidente tiene a valle della consegna. Parole, le sue, che chiamano in causa la famigerata fuga dei cervelli, e la necessità di trovare soluzioni pratiche, che si traducano cioè in sbocchi professionali all’altezza del futuro che gli Alfieri, e non solo loro, sognano. Perché ogni talento italiano è un alfiere, e siamo tutti alfieri di un Paese che merita di ri-appropriarsi del valore che ha sempre espresso. Un obiettivo alto, ambizioso, e che per farsi domani richiede uno sforzo importante e collettivo. “Nessuna società può ben preparare il proprio domani se i giovani incontrano ostacoli nel loro percorso di crescita, o se la struttura sociale li emargina, non crea opportunità e occasioni di assunzione di responsabilità, mettendoli, talvolta, di fronte a scelte di migrazione forzata per assicurarsi un futuro” dice Mattarella.

“È necessaria un’alleanza tra le generazioni”, prosegue, per “far crescere l’Italia e confermarla il meraviglioso Paese che abbiamo ricevuto.” Un patto generazionale consapevole, dunque, quello prefigurato dal Capo dello Stato, che scavalchi non solo le contrapposizioni tra senior e junior, ma anche i contrasti in cui questi strati sociali vengono a trovarsi rispetto alla distribuzione delle risorse pubbliche, “terreno insidioso che pone in discussione la stessa coesione sociale.” Perché per “pensare e realizzare, insieme, un futuro migliore”, il Sistema Paese in quanto comunità di progresso deve affermare un principio di fiducia e di oggettiva trasmissione dell’esperienza.

Guardando all’alleanza generazionale prefigurata dal Presidente, il pensiero non può non correre ad una coalizione analoga, quella del tessuto sociale, che mette allo stesso tavolo la filiera e la formazione, la domanda e l’offerta, in nome di un principio comune che è responsabilità sociale, in primo luogo, ed economica in seconda battuta. Ricondurre il Paese allo stato di polo d’attrazione nelle reti di circolazione del sapere, e così facendo aumentarne il peso ed il PIL. E’ la prossima carta che dobbiamo giocare, urgentemente, per andarci a prendere un futuro degno di quel Paese meraviglioso che abbiamo ricevuto. E’ l’antidoto in grado di rivitalizzare il nostro valore, l’eccellenza e la reputazione di un’Italia a misura di talento.